lunedì 29 dicembre 2014

Próspero ano novo!

No ano passado...

Já repararam como é bom dizer "o ano passado"? É como quem já tivesse atravessado um rio, deixando tudo na outra margem...Tudo sim, tudo mesmo! Porque, embora nesse "tudo" se incluam algumas ilusões, a alma está leve, livre, numa extraodinária sensação de alívio, como só se poderiam sentir as almas desencarnadas. Mas no ano passado, como eu ia dizendo, ou mais precisamente, no último dia do ano passado deparei com um despacho da Associeted Press em que, depois de anunciado como se comemoraria nos diversos países da Europa a chegada do Ano Novo, informava-se o seguinte, que bem merece um parágrafo à parte:
«Na Itália, quando soarem os sinos à meia-noite, todo mundo atirará pelas janelas as panelas velhas e os vasos rachados».

Ótimo! O meu ímpeto, modesto mas sincero, foi atirar-me eu próprio pela janela, tendo apenas no bolso, à guisa de explicação para as autoridades, um recorte do referido despacho. Mas seria levar muito longe uma simples metáfora, aliás praticamente irrealizável, porque resido num andar térreo. E, por outro lado, metáforas a gente não faz para a Polícia, que só quer saber de coisas concretas. Metáforas são para aproveitar em versos...

Atirei-me, pois, metaforicamente, pela janela do tricentésimo-sexagésimo-quinto andar do ano passado.

Ótimo! O meu ímpeto, modesto mas sincero, foi atirar-me eu próprio pela janela, tendo apenas no bolso, à guisa de explicação para as autoridades, um recorte do referido despacho. Mas seria levar muito longe uma simples metáfora, aliás praticamente irrealizável, porque resido num andar térreo. E, por outro lado, metáforas a gente não faz para a Polícia, que só quer saber de coisas concretas. Metáforas são para aproveitar em versos...
Atirei-me, pois, metaforicamente, pela janela do tricentésimo-sexagésimo-quinto andar do ano passado.


Morri? Não. Ressuscitei. Que isto da passagem de um ano para outro é um corriqueiro fenômeno de morte e ressurreição - morte do ano velho e sua ressurreição como ano novo, morte da nossa vida velha para uma vida nova.


Mário Quintana

martedì 23 dicembre 2014

mercoledì 17 dicembre 2014

Azzorre: partì bambino dall’isola di Corvo e divenne l’editore che lanciò Pablo Neruda

La storia di Carlos George Nascimento, tuttora celebrato in Cile più che in patria



Sorprendenti Azzorre. Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta di interessanti figure di queste isole. Dopo aver apprezzato col precedente post Zeca Medeiros, proprio grazie al musicista-regista di São Miguel, facciamo conoscenza con un personaggio davvero speciale nativo di Corvo, la più piccola e remota isola dell’Arcipelago ovvero la più distante dal Portogallo. Medeiros sta ultimando infatti un documentario su Carlos George Nascimento e la cosa ci incuriosisce. Come mai la sua vita vale la pena di essere raccontata? Vediamo perché: siamo nel 1905 quando Carlos George, a soli dieci anni d’età, decide di seguire l’esempio di molti suoi conterranei, partiti in cerca di fortuna, e affronta la traversata dell'Atlantico. Due suoi fratelli sono già emigrati negli Stati Uniti e quella sembrerebbe la meta più sicura. Invece decide di spingersi fino in Cile, sulle orme di uno zio.

Prima di proseguire il racconto fermiamoci un attimo su questa scelta tanto avventurosa e cerchiamo di inquadrarla. Ecco come la interpreta lo scrittore azzorriano Vamberto Freitas: «Carlos George é o símbolo do espírito açoriano determinado, aventureiro e não oportunista», afferma in un’intervista all’agenzia portoghese LUSA, aggiungendo che l’attrazione per il Cile gli veniva dalle descrizioni del padre Carlos Lourenço che conosceva il Sud di quel Paese in  quanto viaggiava a bordo di navi baleniere come arpioniere. L’arrivo in Cile non è diverso da quello di altri emigranti, almeno da quelli più fortunati: si stabilisce inizialmente a Concepción dove si impiega in una ditta che vende frutta, poi in un Banco dei pegni. Passano oltre dieci anni prima che arrivi la svolta decisiva della sua vita: nel 1917, alla morte dello zio Juan proprietario della "Livraria Nascimento" di Santiago, figura tra gli eredi.

L’idea della libreria lo entusiasma al punto da volerla tutta per sé. Acquista le quote degli altri eredi e, pur senza nessuna esperienza del settore, si trasferisce nella capitale dove rinnova e rilancia la Livraria Nascimento. Ma non basta. Carlos George si appassiona talmente ai libri e alla letteratura da gettarsi in una nuova impresa. Fonda anche una casa editrice, la Editorial Nascimento, da affiancare all’avviatissima libreria, divenuta punto d’incontro di intellettuali e di aspiranti scrittori. Tra i più assidui frequentatori, uno sconosciuto poeta che non aveva ancora pubblicato nulla, ma le cui poesie piacevano molto al corvino: si trattava nientemeno che di Pablo Neruda. Avrebbe mai potuto immaginare Carlos Nascimento, quando partì da Corvo, di diventare l’editore di un futuro premio Nobel?

Livraria Nascimento
Eppure proprio dall’Editora Nascimento uscirono titoli come Crepusculario, che segna l’esordio di Neruda, il celebre Veinte poemas de amor y una canción desesperada e molti altri ancora. Aveva certamente naso l’azzorriano, se collezionò tra i suoi autori il fior fiore della letteratura cilena del ventesimo secolo. Basti pensare a Gabriela Mistral, Andrés Sabélia, Francisco Encina, Pedro António González e Nicanor Parra per citarne solo una parte. Un grande aiuto nelle scelte gli veniva dalla moglie Rosa Elena Marquez, con cui abitualmente scambiava le impressioni, condividendo appieno la passione per la lettura e per la cultura. Purtroppo Rosa Elena nel 1944 morì. Quattro anni dopo, nel 1948, Carlos George fece ritorno a Corvo e quella fu l’unica volta in cui rivide la sua terra potendo riabbracciare due sorelle che vivevano ancora nella vecchia casa di famiglia. Dicono le cronache che, essendo passati quasi 40 anni da quando l’aveva lasciata, temesse di non riconoscere più l’isola, ma al contrario si stupì perché ben poco nel frattempo era cambiato.

Si trattò solo di una vacanza: ormai la sua vita professionale e famigliare era a Santiago del Cile dove l’attività editoriale ferveva, mietendo successi, e nella quale era affiancato dal figlio Carlos. Dicono i suoi biografi - il principale dei quali è l’accademico cileno Vásquez de Acuña Marquês Garcia del Postigo con un’opera giudicata di valenza storica O Corvino Carlos G. Nascimento, co-arquitecto das Letras Chilenas - che l’immigrato portoghese non fosse tanto interessato al denaro, quanto alla divulgazione della cultura. Infatti, oltre a pubblicare libri la cui veste editoriale era curata al punto da impreziosirli, faceva parecchie tirature a prezzi popolari per renderli accessibili a tutte le tasche. Non a caso in Cile è a tutt’oggi conosciuto come un pioniere nella diffusione della letteratura.

A proposito della sua generosità, un curioso aneddoto: la prima casa di Pablo Neruda venne acquistata proprio grazie al denaro prestatogli dall’editore con il quale i rapporti, del resto, andavano oltre quelli professionali e furono duraturi. La famiglia Nascimento era spesso ospite di Neruda a “Isla Negra”, una delle tre case del poeta, destinata a diventare un giorno anche Museo. L’amicizia tra le famiglie era suggellata dalla militanza nel Partito Comunista Cileno che accomunava le figlie di Nascimento al premio Nobel del 1971. Unica nota stonata in questa bella amicizia, il fatto che il poeta cileno nella sua autobiografia abbia riservato soltanto una citazione al suo editore. Lo scrittore azzorriano Vamberto Freitas la giudica «uma grande ingratidão» e lamenta pure che il Portogallo «deveria conhecer melhor» Carlos Nascimento.

Non c’è dubbio che gli onori tributatigli dal suo Paese d’adozione superino ampiamente quelli ricevuti in patria dove comunque si è cercato di porvi rimedio, tardivamente. Il 24 maggio 2010, no dia da Autonomia, nel corso di una cerimonia solenne nell’isola di Corvo, Carlos George è stato insignito a titolo postumo della medaglia al merito della Regione autonoma delle Azzorre. Intanto il Cile continua a omaggiarne la figura, rendendogli merito per quella sessantina di laboriosi anni svolti a Santiago dove l’editore morì nel 1966, stroncato da un cancro. Per la cronaca, ricordiamo che la libreria e la casa editrice gli sopravvissero solo vent’anni, per chiudere definitivamente l’attività nel 1986. Quanto la sua memoria sia rimasta viva lo testimoniano sia l’uscita di nuova biografia completa Nascimento, el editor de los chilenos (2014) di Felipe Reyes, sia la mostra Nascimento, de mar a mar, una odisea editorial inaugurata il 10 dicembre u.s. e in corso fino a marzo 2015 presso la Biblioteca Biblioteca Nacional de Chile a Santiago.

Organizzata in collaborazione con il lettorato dell’istituto Camões nonché col Municipio di Corvo e l’Istituto Azzorriano di Cultura, l’esposizione offre lo spunto per omaggiare il Portogallo e le Azzorre tramite percorsi fotografici, cinematografici e varie testimonianze storiche dei luoghi natali dell’editore. Proprio perché sono le sue origini azzorriane il punto di partenza del nostro interesse nei confronti di Carlos George Nascimento, chiudiamo questa seconda tappa nell'Arcipelago con le parole del suo biografo Acuña Marquês Garcia del Postigo il quale ne evidenzia la “portoghesità” in questi efficacissimi termini: «a mais genuína porque mais marítima… e muito ferida pelas despedidas dos emigrantes e das lágrimas caídas…».

martedì 9 dicembre 2014

Azzorre: è un fado insulano e atlantico quello di Zeca Medeiros, nativo di São Miguel

Poliedrico musicista e regista, da 40 anni dà lustro al mondo artistico lusofono



Azzorre queste sconosciute, verrebbe da dire, perché di queste nove isole sperdute in mezzo all'Atlantico non si parla quasi mai. Non fanno notizia, per dirla in termini giornalistici, ma forse in questo sta anche tutta la loro peculiarità intrisa di mistero. Affascinante la storia della loro scoperta e l'etimologia stessa del nome, dovuto all'abbaglio dei naviganti portoghesi che le chiamarono Açores convinti che i grandi uccelli avvistati a sorvolarle fossero i rapaci astori. Di grande impatto la loro natura selvaggia, legata all'intensa attività vulcanica che le ha disseminate di caldere e grotte, senza tuttavia privarle di boschi che ricordano le foreste equatoriali. Qui il turismo non è mai diventato di massa, conquistando piuttosto un'elite di veri amanti della natura.

Questa premessa, solo per richiamare  un po' d'attenzione sulle Azzorre e cominciare a parlarne, ma partendo da dove? Da chi ci è nato e ha contribuito a farle conoscere di riflesso, o da chi pur non essendoci nato, se ne è innamorato e ha deciso di omaggiarle attraverso la sua opera. In altre parole, partendo da chi ha dato lustro al mondo lusofono mettendoci quel tocco in più, insulano e atlantico, tipico dell'Arcipelago. Andremo a conoscere qualche personaggio con tali caratteristiche attraverso post che via via pubblicheremo.

Il primo nome a venirci in mente è José Medeiros, meglio conosciuto come Zeca, poliedrico artista nativo di São Miguel che nella veste di cantautore è diventato il portabandiera del fado insulano. Pochi giorni fa Zeca ha presentato il suo ultimo lavoro dal titolo evocativo "Aprendiz de Feiticeiro, Imagens e Canções", un album con venti nuovi brani. Nel corso della serata-concerto tenuta alla Livraria Ler Devagar di Lisbona il 29 novembre u.s., presenti numerosi musicisti portoghesi, è stato presentato anche un documentario realizzato da Tiago Rosas in cui si rivisita la quarantennale carriera musicale di Medeiros. Ma chi è Zeca? Nato nel 1951 nella maggiore delle isole dell'arcipelago, inizia a 20 anni la sua attività musicale a bordo delle navi, imbarcandosi sul "Funchal". Siamo in pieni anni '70 e come la stragrande maggioranza dei suoi coetanei portoghesi deve svolgere il servizio militare in Angola.

Questa drammatica esperienza segnerà la sua vita riflettendosi in gran parte della sua opera musicale e cinematografica. Sì, perché Zeca è anche un apprezzato regista: rientrato dal servizio militare inizia a lavorare per la tv pubblica portoghese, con base a Lisbona, per rientrare poi nell'isola grazie alla nascita della tv locale. Come autore di serie televisive di grande successo diventa popolarissimo, tanto quanto lo resta musicalmente. Nel 2005 con l'album "Torna-Viagem" viene insignito del Premio José Afonso, dedicato al mitico autore di Grândola, Vila Morena" simbolo della rivoluzione dei garofani,  riservato ai migliori album di musica portoghese. Per avere un'idea dell'importanza di tale riconoscimento ricordiamo che nel 2000 ne era stata insignita Dulce Pontes.

Come definire la sua opera musicale, la sua voce, la sua interpretazione? Peschiamo qualche giudizio dai siti specializzati portoghesi e lo trascriviamo senza aggiungere altro, certi che si commentino da soli. Tutti concordano nel definire la sua una "voz gutural" per la quale è stato paragonato a Tom Waits e il suo stile "ecléctico y abarcante". Gli viene attribuita la capacità di trattare temi anche difficili con  "delicadeza e profundidade"  e gli si riconosce "uma semântica muito própria". Al di là delle espressioni usate per definirlo, è chiaro che la critica musicale portoghese iscrive di diritto Medeiros tra i riferimenti della musica lusofona. Per questo pensiamo valga la pena ascoltarlo, o riascoltarlo se già lo si conosce, in un brano di sicuro impatto: "Fado insulano", nella versione realizzata assieme al rocker portoghese (continentale, essendo nato a Porto) Rui Veloso. Ci auguriamo che la scelta sia gradita.