venerdì 25 gennaio 2013

Al brasiliano Frei Betto premio Unesco 2013 per aver contribuito alla pace e alla giustizia sociale


"Me dá muita alegria, mas reconheço que este não é um prêmio à minha pessoa, e sim a todos os movimentos sociais e comunidades com que eu venho trabalhando ao longo de décadas pela paz, justiça e direitos humanos. Eu sou apenas um grão de areia numa enorme praia que converge na direção dessas três bandeiras que constituem a maior ansiedade da humanidade".
 
Con tanta modestia il brasiliano Frei Betto commenta la notizia dell'importante riconoscimento internazionale attribuitogli dall'Unesco, il premio 2013 intitolato all'eroe nazionale cubano José Marti, per "aver contribuito alla costruzione di una politica di pace universale, alla giustizia sociale e ai diritti umani in America Latina e nel Caribe". La premiazione avrà luogo all'Havana a fine mese nel corso della Terza Conferenza Internazionale per l'Equilibrio del Mondo, che coincide quest'anno col 160/mo anniversario della nascita Josè Marti.  La scelta della giuria è caduta su Frei Betto "per il suo lavoro come educatore, scrittore e teologo, per la sua opposizione ad ogni forma di discriminazione, ingiustizia ed esclusione".

Il solo nome di Frei Betto dovrebbe bastare a muovere curiosità e suscitare emozioni che esulano da confini geografici, rimandando a quell'importante movimento di carattere politico religioso sociale sorto in America Latina a cavallo degli anni '60 chiamato Teologia della Liberazione, di cui è tra i fondatori. Ma, per chi ancora non lo conoscesse, ricordiamo brevemente chi è Frei Betto. Al secolo Carlos Alberto Libanio Christo, nato a Belo Horizonte nel 1944, s' impegna fin da giovanissimo nel movimento studentesco e nel volontariato cattolico distinguendosi in battaglie per la giustizia sociale che culmineranno nell'opposizione alla dittatura militare. Entrato nell'ordine dei Domenicani come frate cooperatore a 20 anni, quando studiava giornalismo, viene arrestato per la prima volta nel '64 perché la sua attività viene giudicata sovversiva. Nel ’69 viene nuovamente arrestato, scontando così complessivamente 4 anni di carcere durissimo. Sopravvissuto alle torture a differenza di altri suoi confratelli, racconta la lotta clandestina dei frati domenicani brasiliani contro la dittatura militare in più opere, di cui la più celebre resta "Battesimo di sangue" che gli frutta l'assegnazione del prestigioso premio di letteratura brasiliana Jabuti ed ispira l'omonimo film del regista Helvécio Ratton.
E' autore di oltre 50 libri tradotti in numerose lingue, tra i quali: "Mistica e spiritualità» scritto insieme a Leonardo Boff, l'ex frate francescano esponente di spicco della Teologia della Liberazione brasiliana e  "Gli dei non hanno salvato l’America” dove riflette su etica socialista e capitalista inserendo il noto decalogo di consigli rivolto ai militanti di sinistra. Non meno rilevante la sua lunga intervista su fede e rivoluzione a Fidel Castro, conosciuto nell'80 in Nicaragua, raccolta in un libro di successo mondiale. Al ritorno della democrazia in Brasile, Frei Betto non smette mai l'impegno politico a favore dei poveri e degli oppressi.  Durante il primo governo Lula collabora per un paio d'anni al programma di emancipazione alimentare «Fome Zero» con l'incarico di assessore speciale. Attualmente è animatore di molte comunità di base e della pastorale operaia, oltreché del Movimento Sem Terra.
 
 

domenica 20 gennaio 2013

Amílcar Cabral, 40 anni dopo la sua morte


Amílcar Cabral, padre del movimento di indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde, venne brutalmente ucciso il 20 gennaio 1973 a Conakry (Guinea Equatoriale), sede del quartier generale del movimento rivoluzionario in lotta contro il colonialismo portoghese. A quarant’anni dal suo assassinio, il ricordo del leader del PAIGC (Partido Africano da Independência da Guiné e Cabo Verde) è ancora vivo in tutti coloro che lottano contro l’ignoranza, l’ingiustizia e contro qualsiasi forma di oppressione. Amílcar Cabral, “Fazedor de utopias”, come lo ha definito il giornalista e antropologo António Tomás, morì proprio a causa dei suoi ideali e ancora oggi figura al fianco dei più importanti nazionalisti africani, fra i quali ricordiamo Kwane N'Krumah (Ghana), Léopold Senghor (Senegal), Julius Nyerere (Tanzania) e Jomo Kenyatta (Kenya).

Il diario portoghese vuole rendere omaggio a questo pensatore rivoluzionario segnalando a tutti i lettori alcune interessanti testimonianze. Il primo documento che vi proponiamo è una intervista rilasciata da Amílcar Cabral a una emittente francese pochi anni prima di morire. Potete visualizzare l’intervista qui. Il secondo è il video della canzone “Sol maior para comanda” del gruppo guineano Super Mama Djombo, dedicata ad Amílcar Cabral. Il gruppo prende il nome da una divinità femminile locale a cui i guerriglieri si appellavano frequentemente negli anni in cui si combatté la guerra coloniale. Il video merita di essere visto fino in fondo anche per le immagini, scattate dal fotografo norvegese Knut Andreasson in occasione di un reportage realizzato nel 1970 nelle aree liberate dal PAIGC.
Il terzo documento è un articolo che prende in esame la presenza di Amílcar Cabral nella musica rap guineana e capoverdiana. Nel corso degli anni Novanta, sulla scia dell’ondata di democratizzazione che investì la Guinea Bissau e Capo Verde, i due partiti principali, il PAIGC e il PAICV, persero lo statuto di “força, luz e guia do povo”. In quegli anni, contrassegnati da una globalizzazione e afro-americanizzazione a livello mondiale, la cultura hip-hop apparve come veicolo della libertà di espressione e di protesta dei gruppi urbani maggiormente disagiati. I giovani guineani e capoverdiani ricontestualizzarono attraverso la musica rap il discorso panafricanista e nazionalista di Amílcar Cabral, rappresentandolo come guida del popolo e come MC (mensageiro da verdade).

Infine, per ulteriori approfondimenti vi rimandiamo all’ultimo numero della rivista Scritture Migranti, che contiene un articolo scritto a quattro mani dai Proff. Roberto Vecchi e Vincenzo Russo, intitolato “L’arma della teoria. Ciò che resta del testo di Cabral” e accompagnato da un profilo biografico di Amílcar Cabral e da una traduzione del discorso pronunciato dal leader del PAIGC il 6 gennaio 1966 in occasione della Conferenza di solidarietà dei Popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina (“L’arma della teoria. Fondamenti e obiettivi della liberazione nazionale in rapporto alla struttura sociale”). L'abstract è visualizzabile qui.

mercoledì 16 gennaio 2013

Qual è il migliore libro del 2012?


L’inizio di un nuovo anno, si sa, è periodo di bilanci.  È comune leggere in questo particolare periodo dell’anno, sulle riviste letterarie di tutto il mondo, classifiche più o meno oggettive sul libro più interessante, più venduto o più discusso dell’anno appena trascorso. Fra le tante graduatorie stilate, vi riportiamo quella dei critici letterari del quotidiano Público, dove il primo titolo in lingua portoghese compare purtroppo solo al settimo posto, lasciando il podio alla letteratura straniera.

1.      O Bom Soldado,
Švejkde Jaroslav Hašek (Trad. Lumir Nahodil), Tinta-da-China
            (edito in Italia: Il buon soldato Sc'vèik, Feltrinelli, 2003)

2.      Já Então a Raposa Era o Caçador,
Herta Müller (Trad. Aires Graça), D. Quixote
(non edito in Italia, titolo originale: Der Fuchs war damals schon der Jäger, 1992)

3.      A Piada Infinita,
David Foster Wallace (Trad. Salvato Telles de Menezes e Vasco Teles de Menezes), Quetzal
(edito in Italia: Infinite Jest, Einaudi, 2006)

4.      Arco-Íris da Gravidade,
Thomas Pynchon (Trad. Jorge Pereirinha Pires), Bertrand
(edito in Italia: L’arcobaleno della gravità, Rizzoli, 1990)

5.      Contos Completos,
Lydia Davis, (Trad. Miguel Serras Pereira e Manuel Resende), Relógio D'Água

6.      Mel,
Ian McEwan (Trad. Ana Falcão Bastos), Gradiva
(edito in Italia: Miele, Einaudi, 2012)

7.      Todas as Palavras,
Manuel António Pina, Assírio & Alvim
(non edito in Italia)

8.      Um Sopro de Vida (Pulsações),
Clarice Lispector, Relógio D'Água
(non edito in Italia)

9.      Os Transparentes,
Ondjaki, Caminho
(non edito in Italia)

10.  (ex-aequo) Os Enamoramentos,
Javier Marías (Trad. Pedro Tamen), Objectiva
(edito in Italia: Gli innamoramenti, Einaudi, 2012)

11.  (ex-aequo) Poesia Reunida,
Maria do Rosário Pedreira, Quetzal
(non edito in Italia)

La classifica da noi riportata si limita ai primi dieci titoli; per l’elenco completo, si consulti il sito del quotidiano Público.

Invitiamo altresì i nostri lettori a lasciare eventuali commenti sulle scelte della redazione del giornale portoghese: avete letto uno o più di questi titoli? Consigliereste un libro di lingua portoghese che non compare nella classifica?

mercoledì 9 gennaio 2013

"Lisbona, Anima del Mondo"

Con queste parole si apre il video di João Botelho, “Lisbon, Soul of the World”: 
 
«Sailors used to find hope and courage in this glorious saying: “Navigating is necessary, living is not”. In the XXth century Fernando Pessoa made this his personal motto, putting art above life itself: “Creating is necessary, living is not”. This saying travelled the Atlantic and reached the Brazilian shores. Caetano Veloso paid tribute to it in a fado that expresses the essence of the Lusitanian soul».
 
Dopo i video Lisboa para Empresas Brasileiras e Why Lisbon? del 2011 e Lisbon Startup City del 2012, l’azienda InvestLisboa lancia un nuovo video per promuovere la città di Lisbona quale sede ideale per lo sviluppo della creazione artistica e per sottolineare l’importanza del patrimonio linguistico e culturale del Portogallo.
 
Nel video "Lisbon, Soul of the World", realizzato dal regista João Botelho, la fadista  Gisela João interpreta il brano "Os Argonautas" di Caetano Veloso, mentre naviga sul Tago con Lisbona sullo sfondo.
 
"Il video cerca di trasmettere l’idea che la cultura portoghese fu tanto forte da raggiungere il Brasile e da tornare a Lisbona, per poi diffondersi nel resto del mondo” spiegò all’Expresso Rui Ramos Pinto Coelho, direttore dell’azienda InvestLisboa.