giovedì 31 marzo 2011

Prima edizione del Festival Literário da Madeira

Afonso Cruz, Ana Margarida Falcão, António Fournier, David Machado, Eduardo Pitta, Violante Saramago, Inês Pedrosa e Miguel Vale de Almeida sono solo alcuni dei nomi che parteciperanno al Festival Literário da Madeira, che si terrà dal 1 al 3 aprile a Funchal.
“Os escritores que fogem da fama”, “os escritores malditos”, “os escritores incostantes”, “os escritores esquecidos” e “os escritores maltratados” saranno i temi su cui si svolgeranno le tavole rotonde, vera spina dorsale dell'evento. La casa editrice Nova Delphi, co-organizzatrice del festival, presenterà due delle sue più recenti pubblicazioni: A queda d'um anjo di Camilo Castelo Branco e De profundis di Oscar Wilde.

Per maggiori informazioni, si veda il sito ufficiale dell'evento

venerdì 25 marzo 2011

Vozes de Além, agora neste mundo.

Se fosse possibile chiedere a Eça de Queiroz cosa ne pensa dell'attuale situazione del Portogallo, cosa direbbe? Cosa penserebbe Machado de Assis del recente accordo ortografico fra Portogallo e Brasile? Sophia de Mello Breyner apprezzerebbe i romanzi di Mia Couto?
Questi e altri, gli interrogativi da cui parte José Eduardo Agualusa nel suo ultimo libro, O Lugar do Morto, uscito da poco nelle librerie portoghesi per la casa editrice Tinta-da-china. Lo scrittore dà voce a 24 autori, portoghesi e non, che dall'Aldilà commentano l'attualità e il mondo contemporaneo. Così Fernando Pessoa conversa con l'interprete di fado Ana Moura; Vinicius de Moraes elogia lo scrittore e musicista Chico Buarque; Camilo Castelo Branco si delizia con letture pubbliche e condanna gli e-books. Una splendida simbiosi letteraria, un virtuoso esperimento stilistico che rendono la lettura di questo spiritoso libro piacevole quanto sofisticata.

giovedì 24 marzo 2011

Um poema por semana

È proprio vero che poesia e televisione sono due universi  inconciliabili?
Il 21 marzo, giornata mondiale della poesia - celebrato anche da noi de Il diario portoghese -, ha fatto il suo debutto il programma Um poema por semana, trasmesso dalla RTP2 in tre fasce orarie diverse (14, 18.30 e 22).
José Carlos de Vasconcelos, attualmente uno dei responsabili di Visão e Jornal de Letras, ha selezionato 15 poesie di autori appartenenti al canone letterario portoghese, da Sá de Miranda a Ruy Belo, passando per Camões, Cesário Verde, António Nobre, Fernando Pessoa, José Régio, Miguel Torga, António Gedeão, Jorge de Sena, Sophia de Mello Breyner, Eugénio de Andrade, Mário Cesariny, Alexandre O’Neill e David Mourão Ferreira. Nel corso di una settimana la poesia scelta verrà letta e recitata da cinque interpreti molto diversi fra loro, in modo tale da offrire un panorama eterogeneo. “Lo scopo del programma – dice Paula Moura Pinheiro, volto di Câmara Clara - è quello di mostrare al pubblico che la poesia è di tutti e può essere letta da tutti”.
 Il risultato è un programma fuori dagli standard culturali televisivi, una scelta insolita, ma che è stata premiata dal pubblico, proprio per la capacità di offrire un approccio non convenzionale alla tradizione letteraria. Un ottimo esempio anche per la nostra televisione, oseremmo dire.

Portugal, di Alexandre O’Neill (1924-1986), è stata scelta come poesia d’apertura del ciclo di letture.


PORTUGAL

Ó Portugal, se fosses só três sílabas,
linda vista para o mar,
Minho verde, Algarve de cal,
jerico rapando o espinhaço da terra,
surdo e miudinho,
moinho a braços com um vento
testarudo, mas embolado e, afinal, amigo,
se fosses só o sal, o sol, o sul,
o ladino pardal,
o manso boi coloquial,
a rechinante sardinha,
a desancada varina,
o plumitivo ladrilhado de lindos adjectivos,
a muda queixa amendoada
duns olhos pestanítidos,
se fosses só a cegarrega do estio, dos estilos,
o ferrugento cão asmático das praias,
o grilo engaiolado, a grila no lábio,
o calendário na parede, o emblema na lapela,
ó Portugal, se fosses só três sílabas
de plástico, que era mais barato!

*
Doceiras de Amarante, barristas de Barcelos,
rendeiras de Viana, toureiros da Golegã,
não há «papo-de-anjo» que seja o meu derriço,
galo que cante a cores na minha prateleira,
alvura arrendada para o meu devaneio,
bandarilha que possa enfeitar-me o cachaço.
Portugal: questão que eu tenho comigo mesmo,
golpe até ao osso, fome sem entretém,
perdigueiro marrado e sem narizes, sem perdizes,
rocim engraxado,
feira cabisbaixa,
meu remorso,
meu remorso de todos nós...



(fonte: Jornal de Letras) 

martedì 22 marzo 2011

Mindelo 1936. Il postcoloniale e le letterature africane lusofone

Vi segnaliamo con piacere un'interessante conferenza che il prof. Roberto Francavilla (Università di Siena) terrà a Pisa giovedì 24 marzo, ore 10
 Speriamo possiate partecipare numerosi/e.

lunedì 21 marzo 2011

Poemário Inatual (I)

(Un breve spazio a cadenza irregolare, che parte casualmente, il 21 marzo – giorno mondiale della poesia – per tutti i lettori inattuali di versi)

De onde vem o teu nome?
porque cantas canções tristes
e choras devagarinho à noite
porque despertas com o escuro
e fumas e comes chocolate
porque muda de cor o teu cabelo
porque parou o teu olhar hoje
como se chamam os teus gatos
onde estarás depois de amanhã
onde guardas as palavras
que à noite viajam para mim
tantas perguntas por
perguntar quem és
tu?

Carlos Alberto Machado, da Talismã (2004)


Da dove proviene il tuo nome?
perché canti canzoni così tristi
e piangi piano di notte
perché ti svegli col buio
e fumi e mangi cioccolata
perché cambiano colore i tuoi capelli
perché si è arrestato il tuo sguardo oggi
come si chiamano i tuoi gatti
dove sarai dopodomani
dove conservi le parole
che di notte viaggiano verso di me
tante domande per
chiedere chi sei
tu?

(trad. italiana di v.r.)

domenica 20 marzo 2011

Benedito Antunes all'Università degli Studi di Siena

Mercoledì 23 marzo, presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Siena,  il prof. Benedito Antunes (UNESP San Paolo - Brasile) terrà una lezione intitolata "La lettera sulla scoperta del Brasile".

Qui sotto trovate la locandina (cliccare per ingrandire).



venerdì 18 marzo 2011

Iniziative dell'Istituto Brasile Italia di Milano

Vi segnaliamo due iniziative dell'Istituto Brasile Italia di Milano. Lunedì 28 marzo alle ore 19.00 saranno presenti le due autrici di libri per l'infanzia Silvana Tavano e Carla Caruso. Rilasceranno un'intervista, in italiano, a Monica Paes (Radio Popolare). Il giorno 30 marzo si terrà una conferenza sulle imprese di Garibaldi in terra brasiliana, in occasione del 150° anniversario dell'Unità d' Italia. L'evento è in portoghese ed è a cura di Claudio Barbieri.

Per maggiori informazioni, si veda il sito dell'istituto.

Carla Caruso e Silvana Tavano, autrici di Il segreto della nonna Maria e Come comincia, pubblicati dalla casa editrice italiana Callis di São Paulo del Brasile, saranno presenti alla fiera del libro di Bologna, parteciperanno a eventi promossi dall'Ibrit-Milano, in collaborazione con l'Istituto Callis Italia e visiteranno scuole e biblioteche.

giovedì 17 marzo 2011

La felicità sarà un paio di stivali?


Machado de Assis è stato il protagonista della presentazione del libro La felicità è un paio di stivali che si è svolta mercoledì scorso presso la sede dell'Ibrit a Milano. Il professore Vincenzo Russo e la traduttrice Angela Masotti hanno presenziato la conferenza, mettendo in luce forse l'aspetto più originale e moderno dell'autore. La felicità è un paio di stivali è un'antologia di racconti, inediti in Italia. Il titolo della raccolta riprende una frase contenuta nell'ultimo racconto, una chiusa formidabile e una scelta felice che restituisce all'autore la vena satirica e surreale, la prosa ricca e sapiente, persa con le precedenti traduzioni. I racconti sono doppiamente inediti: da un punto di vista editoriale, in quanto in Italia sono stati tradotti e pubblicati 35 racconti, di cui 16 in commercio -esile percentuale, se si pensa che l'autore scrisse, nell'arco della sua vita, più di 200 racconti contenuti in 13 antologie- e da un punto di vista formale, in quanto mostrano la faccia più ironica dell'autore, ancora sconosciuta in Italia. A fronte di una ricchezza di temi – racconti satirici che bersagliano la borghesia, rievocazioni metastoriche, scenari del mondo infantile, racconti in cui gli oggetti e gli animali prendono parola e danno voce ai loro pensieri-, lo stile è originale, graffiante, beffardo.

Machado de Assis rientra nel novero dei grandi scrittori riconosciuti a livello internazionale. Nasce nel 1839 a Rio de Janeiro, da un'umile famiglia di meticci. Trascorre un'infanzia segnata dai drammi famigliari -le morti precoci della madre e della sorella- e dalle precarie condizioni di salute. Svolge, sin da ragazzo, vari mestieri, fra cui quella di tipografo, correttore di bozze e critico letterario del giornale Diário de Rio de Janeiro, lavori che non gli impedirono però di proseguire gli studi e la passione per la letteratura in generale. Machado de Assis traduce nella sua scrittura i cambiamenti storici che segnarono il Brasile di fine ottocento e ci regala uno straordinario spaccato della società e della classe dominante. Figlio del suo tempo storico, con un occhio compensatorio rivolto verso l'Europa, è autore di una vastissima opera in prosa e in poesia. Memórias póstumas de Brás Cubas e Dom Casmurro sono due dei suoi più importanti romanzi.

domenica 13 marzo 2011

Viaggio nell'assurdo di Noé Sendas

Il centro culturale “Sete Sóis Sete Luas” di Pontedera, in provincia di Pisa, ospiterà fino al prossimo 30 marzo la mostra fotografica Parallel: In Search of the German Diaries Versus Crystal Girls dell'artista Noé Sendas. Paulo Cunha e Silva, consigliere culturale dell'ambasciata del Portogallo a Roma, ha affermato che la mostra rappresenta il primo esempio di esposizione monografica in Italia di uno dei nomi più interessanti della nuova generazione di artisti portoghesi. Search of the German Diaries / Crystal girls sono i due nodi tematici sui quali è organizzata la mostra Parallel, inaugurata lo scorso 6 marzo con l'appoggio dell'Istituto Camões. L'assurdo è l'elemento che li unisce. In German Diaries l'artista si riferisce ai diari di Samuel Beckett, che Noé Sendas ha studiato a rappresentato nelle sue fotografie. In Crystal Girls, l'autore rivisita in chiave plastica immagini prese dalla rete.
Noé Sendas (Bruxelles, 1972) è stato protagonista di mostre in spazi prestigiosi a Lisbona (Culturgest, Fondazione Calouste Gulbenkian), Berlino e Londra, ricevendo grande acclamazione da parte della critica.

Per saperne di più sulla mostra, si visiti il sito del Comune di Pontedera.
Sito dell'artista: http://www.noesendas.com/

Presentazione del libro "La felicità è un paio di stivali"

Siamo lieti di segnalarvi che il giorno mercoledì 16 marzo alle ore 18.30 ci sarà la presentazione del libro "La felicità è un paio di stivali", un'antologia di racconti, inediti in Italia, di Machado de Assis.
Parteciperanno la traduttrice Angela Masotti e il professore Vincenzo Russo (Università degli Studi di Milano).

Progetto Brasile ISPI – IBRIT, via Clerici 3, Milano.

(cliccare sull'immagine per ingrandire)

venerdì 11 marzo 2011

Hélder Macedo...in 6 domande

Martedì 8 marzo, al termine della conferenza Luís de Camões: o testemunho das Cartas, abbiamo avuto il piacere di intervistare lo scrittore Hélder Macedo.
Ecco qui il testo tradotto dell'intervista:
In un’intervista al programma “Câmara Clara”, lei ha affermato che il suo romanzo Da qualche parte in Africa è stato capito meglio in Brasile che in Portogallo. In che senso?
Sì, in Portogallo il libro ha causato molte perplessità. Quando è stato pubblicato, nel 1991, i portoghesi non avevano ancora superato il trauma della Guerra Coloniale e si trovavano in una fase di estrema confusione, in relazione al loro operato, alla storia, all’impero, alla colpevolezza dell’impero. Le esperienze traumatiche hanno bisogno di tempo per essere digerite: in Spagna, ad esempio, soltanto da pochi anni si sta diffondendo una letteratura sulla Guerra Civile. Anche qui in Italia, del resto, ci sono ancora delle divisioni profonde che risalgono al periodo del fascismo. Io sono nato in Africa, ho vissuto in Portogallo, sono stato all’estero per diversi anni, ho lottato al fianco dei compagni africani contro il loro stesso oppressore, il regime portoghese. Io ho anticipato di alcuni anni la percezione dell’ambivalenza del fenomeno imperiale, anche nel tentativo di capire la sua complessità. L’imperialismo è, ovviamente, negativo, ma, come ogni  fenomeno negativo, è stato in grado di generare delle cose positive. Questa è una prospettiva che il Brasile, in quanto nazione indipendente dal 1822, ha capito immediatamente, al contrario del Portogallo. I portoghesi non sapevano molto bene che cosa fare, non erano ancora pronti.
È significativo il fatto che questo libro sia stato pubblicato in Italia, negli Stati Uniti, in Germania, soltanto vent’anni dopo la sua pubblicazione in Portogallo. È un libro che ha anticipato i tempi. Vari critici, tra cui Margarida Calafate Ribeiro, pensano che questo sia il primo libro veramente postcoloniale, all’interno della letteratura portoghese. Da qualche parte in Africa ha rappresentato una prospettiva nuova, che i portoghesi non potevano ancora capire, mentre in Brasile lo hanno accolto con maggior naturalezza.

Quindi, secondo lei, è appropriato usare il termine “postcolonialismo”?
Sì, certo, perché il colonialismo è passato, ma il postcolonialismo è un fenomeno molto strano, molto complesso. Credo che nel romanzo venga ben rappresentato il colonialismo portoghese. In fondo il fenomeno coloniale ha creato accesso facile a ricchezze facili per chi godeva di privilegi, ha creato una élite. Il Portogallo era caratterizzato da una discrepanza, da un dislivello fra un’élite oligarchica, estremamente civilizzata, estremamente colta, piuttosto ricca, rispetto agli standard nazionali, e il resto del paese. Questa élite non aveva interesse a sviluppare il paese, a investire all’interno del paese. Questa è la differenza tra il colonialismo portoghese e, ad esempio, quello olandese. Il colonialismo olandese è stato tanto criminoso come qualsiasi altro, ma il paese si è sviluppato grazie alla presenza di una classe media. In Portogallo non è stato così: la ricchezza non filtrava a causa dell’élitismo. Di conseguenza, nel 1961, allo scoppiare della guerra coloniale, il Portogallo imperialista aveva tra le sue colonie l’Angola, ad esempio, caratterizzata da una ricchezza immensa, ma era un paese estremamente povero. In Portogallo, terra di importanti scrittori e pensatori illustri, circa il 60-70% della popolazione non sapeva né leggere né scrivere. Pertanto, questa devastazione colonialista interessava il colonialismo stesso.

Lei si è definito un escritor descolonizado, uno scrittore “decolonizzato”. Che cosa significa?
Significa che non mi riconosco come colonizzato né da una parte né dall’altra. Sono, effettivamente, figlio, nipote e bisnipote di  governanti coloniali, ma il romanzo Da qualche parte in Africa è, allo stesso tempo, un dialogo con la mia tradizione nel tentativo di comprendere dalla prospettiva di chi non è più soggetto a questo potere. La questione non è colpevolizzarsi, ma capire. Il colonialismo, come il non-colonialismo, è anche una condizione mentale, oltre ad essere un esercizio di potere economico, politico, culturale. La capacità di dialogare è una forma di postcolonialismo.

Il suo ultimo romanzo, Natália,  fa un’incursione nell’universo femminile. Come è stato possibile scrivere dal punto di vista di una donna? Quali strategie ha utilizzato?
Le reazioni migliori sono venute proprio dalle donne. In Portogallo e in Brasile, in base a quanto si è scritto, il romanzo è stato giudicato positivamente dalle donne, mentre per la prima volta ho avuto una critica molto violenta da parte di un uomo, rimasto impressionato, scandalizzato.
Scandalizzato dalla sua scrittura?
Sì, ma anche dal personaggio. Per quanto riguarda la scrittura, invece, si sa che ogni romanziere inventa personaggi diversi da se stesso. Non è impossibile scrivere tutto un libro con la voce di un personaggio, questo significa che la prospettiva autoriale non coincide necessariamente con la prospettiva del personaggio. Attraverso le parole e le azioni del personaggio, si deve arrivare a capire ciò che l’autore pensa o non pensa.

Sempre riguardo al suo ultimo romanzo, ci sono dei progetti di traduzione in Italia?
Non so ancora, il libro è appena stato pubblicato in Brasile. Prima dell’estate uscirà la traduzione italiana del romanzo Sem nome (Senza nome), che sarà il mio terzo romanzo a essere pubblicato in Italia, dopo Pedro e Paula e Da qualche parte in Africa.

Come ha iniziato il suo lavoro di scrittore?
Prima di diventare professore sono stato un poeta, ho pubblicato la mia prima raccolta di poesie a 21 anni. In Portogallo ho studiato diritto, ma per ragioni politiche ho dovuto lasciare il Portogallo. Successivamente, dopo vari lavori, ho deciso di tornare all’università per occuparmi di letteratura. Negli anni ‘60 ho iniziato a scrivere romanzi, che non potevano essere pubblicati in Portogallo a causa della censura. È stato durante un periodo di congedo sabbatico dall’università che ho iniziato a scrivere delle poesie, o almeno quelle che ritenevo essere delle poesie, e che invece diventarono Da qualche parte in Africa. Così, come sapete, amo definirmi un poeta degli anni '50, un saggista degli anni '60 e '70 e un giovane romanziere degli anni '90.

giovedì 10 marzo 2011

Hélder Macedo legge il Camões contemporaneo


Hélder Macedo, durante la conferenza dal titolo Luís de Camões: o testemunho das Cartas, presso l'Università degli Studi di Milano, ha sottolineato la profonda originalità e attualità dell'autore de Os Lusíadas. Nonostante Camões sia stato oggetto di studio e di riletture nel corso dei secoli, c'è sempre un aspetto dell'opera camoniana che sfugge all'occhio attento della critica letteraria, o a cui viene dato minor importanza. Si è detto che Camões è un poeta petrarchista e che il petrarchismo fu per l'autore il punto di partenza per l'anti-petrarchismo. Si è scritto che Os Lusíadas è un'opera sul modello di quella virgiliana. Altri, hanno visto nella celebrazione epica dell'Eneide la chiave di una critica anti-epica. Si è cercato di separare il Camões bohémien, frequentatore di bordelli della capitale, dal Camões sublime dell'amore spirituale. Per quanto si possa scrivere, pertanto, è chiaro che l'immagine del poeta che ne risulta, appare da un lato frammentaria, dall'altro, contraddittoria. Sfugge alle più scrupolose letture critiche, il Camões per cui la contraddizione è la regola, il poeta poliedrico e versatile, capace di dignificare il triviale e di ironizzare il sublime. Uno studio sull'ironia contenuta nell'opera di Camões ancora non è stato fatto, così come è stata dedicata poca attenzione al sarcasmo caustico e realistico contenuto nelle lettere. Ci sono pervenute quattro lettere di Camões e sono testimoni preziosi degli usi e costumi della Lisbona del tempo. La prima, si pensa che sia stata scritta da Ceuta, sebbene non ci sia nessun riferimento spaziale che lo comprovi. Le altre due, sono state scritte da Lisbona, probabilmente nel 1552. L'ultima, da Goa, risale al 1553. Sono testi fondamentali per capire non solo gli aspetti più degradanti di tutta la società portoghese del tempo, ma anche per comprendere a fondo la poetica stessa di Camões, il quale faceva parte di una società tanto perversa quanto corrotta.

"Mas creio que a actualidade – que a espantosa modernidade – da sua obra reside no facto de Camões não pode ser entendido em compartimentos estanques. E creio também que quanto menos todos nós, os estudiosos da obra de Camões, insistirmos em mostrar quão parecido ele é com os seus assumidos mestres – Virgilio, Ovídio, Dante, Petrarca – e melhos acentuarmos quanto deles se diferência, mais evidente se tornarà a relevância actual da sua obra. O mundo de valores de transição que foi o seu é ainda o nosso. A nossa contraditória diversidade já era a dele. Ele é porventura o mais velho mas, por isso, também o mais sábio dos nossos contemporâneos". Hélder Macedo, Luís de Camões: o testemunho das Cartas, Conferenza Università degli Studi di Milano, 08.03.2011

lunedì 7 marzo 2011

"Natália", l'ultimo romanzo di Hélder Macedo


L'ultimo romanzo di Hélder Macedo, Natália, pubblicato dalla casa editrice portoghese Editorial Presença nel 2009, si presenta sotto forma di un diario. Il personaggio principale racconta in prima persona la ricerca della sua identità, ricostruita attraverso i ricordi confusi e frammentari del nonno materno. Natália è orfana per parte di madre e di padre, assassinati durante la guerra in Algeria dalla polizia segreta portoghese, poco prima del 1974. E costruisce le sue memorie a partire da ciò che il nonno materno le suggerisce e le racconta. Quando questo muore, Natália incontra in una cartelletta i documenti della sua nascita e tre misteriose fotografie di una giovane donna che pensa essere la madre. L'arrivo di un nuovo personaggio femminile, Fátima, conferisce una dinamica diversa alle domande di Natália. Attraverso una relazione intensa che le unisce, Fátima porterà infatti Nátalia a decostruire il mito che in gran parte il nonno aveva contribuito a creare e apre possibilità diverse rispetto al suo passato. La tendenza e il desiderio comune agli scrittori di immaginare altre vite, di creare mondi alternativi attraverso la letteratura, portano l'autore ad immedesimarsi in un universo lontano dal suo e ad affrontare il rischio di una scrittura tutta al femminile. Il libro sperimenta un punto di vista diverso rispetto ai precedenti, pur essendone una continuazione e un suo superamento. Facendo un'incursione nell'universo femminile, l'autore si mette nei panni del personaggio principale e scrive il diario nel modo in cui questo personaggio lo scriverebbe. Ciò che Natália dice, serve simultaneamente per creare gli altri personaggi dal suo punto di vista, e per caratterizzare se stessa. Oltre a narrare ciò che le succede in prima persona, Natália si interroga, nel libro, su come deve raccontare, ovvero se sia meglio optare per la forma di un diario o di un romanzo.

domenica 6 marzo 2011

"Da qualche parte in Africa": un mosaico di specchi

Da qualche parte in Africa, primo romanzo di Hélder Macedo (pubblicato in  Portogallo nel 1991 e in Italia nel 2010), ripercorre la storia delle relazioni fra Portogallo e Africa dal XX secolo, combinando frammenti biografici dell’autore a situazioni raccontate da personaggi fittizi, in modo da rendere impossibile, in alcuni momenti, una netta distinzione fra realtà e finzione. Il romanzo è composto da diciotto capitoli che raccontano la vita del narratore, dall’infanzia all’età matura. Figlio e nipote di dirigenti dell’amministrazione portoghese in Africa, Hélder Macedo si trasferisce spesso a causa delle trasferte del padre. Mozambico, Guinea, São Tomé, Portogallo, la storia che il romanzo racconta di questi paesi non segue la linea cronologica degli avvenimenti. La storia viene raccontata seguendo la linea dei ricordi  dei suoi legami famigliari, scolastici e amorosi. L’autore utilizza quella che lui definisce la “teoria del mosaico”. Le strategie narratologiche adottate dal narratore e la frammentarietà del testo possiedono un importante significato, infatti, il romanzo mette in scena la frammentazione dell’impero portoghese e la formazione delle nuove nazioni africane. Il romanzo appare come un mosaico di specchi che riflette le diverse voci della storia, mettendo in questione il concetto manicheo di verità storica, poiché permette una pluralità di visioni. Nel corso del romanzo vengono fatti diversi riferimenti letterari a Machado de Assis, Cesário Verde, Mário de Sá-Carneiro, Almeida Garrett, Camões e Fernando Pessoa che, tra gli altri, compongono il mosaico a partire da citazioni dirette e indirette.
Da qualche parte in Africa non è un romanzo di facile lettura, ma è una geniale fusione di verità e finzione, di humour e tragedia, in uno stile definito dall’autore “obliquo e dissimulato, interpretazione personale e vagamente originale della nobile tradizione di dire fischi per fiaschi, che è quella di tutta la poesia che si rispetti e della prosa che preferisco”. Attraverso le  memorie frammentate presentate dal narratore-autore si vanno delineando l’impero portoghese e la sua progressiva decadenza.  Da qualche parte in Africa è un romanzo ironico e dissacrante, ma soprattutto è un vero romanzo postcoloniale.
Hélder Macedo, Da qualche parte in Africa, a cura di Margarida Calafate Ribeiro e Roberto Vecchi,  traduzione di Chiara Magnante e Agnese Soffritti, Reggio Emilia, Diabasis, 2010.

giovedì 3 marzo 2011

Hélder Macedo a Bologna

Vi informiamo che Hélder Macedo terrà la conferenza inaugurale a Bologna, presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, lunedì 7 marzo 2011. Dopo la lezione, presso la libreria delle Moline (Via Delle Moline 3) si svolgerà con l'autore un dibattito sul romanzo "Da qualche parte in Africa" (Diabasis, 2010).

martedì 1 marzo 2011

Hélder Macedo all'Università degli Studi di Milano


Salone Internazionale del Libro, Torino, maggio 2010

Il giorno 8 marzo alle ore 14.30 Hélder Macedo terrà una conferenza dal titolo Luís de Camões – o testemunho das Cartas presso l'Università degli Studi di Milano nella sede di piazza Sant'Alessandro. Interverranno Vincenzo Russo e Margarida Calafate Ribeiro.
Seguirà alle ore 20.45 presso la Libreria Popolare di Via Tadino 18, Milano, la presentazione del romanzo Da qualche parte in Africa edito da Diabasis nel 2010. Interverranno Margarida Calafate Ribeiro, Roberto Vecchi, Vincenzo Russo e le traduttrici A. Soffritti e C. Magnante.

Per l'occasione, abbiamo deciso di dedicare lo spazio di questa settimana allo scrittore, per conoscere e approfondire la sua biografia e scrittura.

“Sono un poeta degli anni '50, un saggista degli anni '60 e '70 e un giovane romanziere degli anni '90” Hélder Macedo.

Hélder Macedo nasce il 30 Novembre 1935 a Krugersdorp, in Africa del Sud. Trascorre l'infanzia in Mozambico, l'adolescenza in Guinea Bissau e São Tomé fino al 1946, anno in cui si trasferisce a Lisbona, dove studierà alla Facoltà di Giurisprudenza. Comincia a scrivere molto presto, il suo primo libro di poesie è del 1957, Vesperal, che viene salutato da Jorge de Sena come “una delle raccolte contemporanee di poesie più perfette, grazie all'equilibrio raffinato e alla lodevole padronanza linguistica e ritmica”. Muove i primi passi nel campo della finzione letteraria con alcuni racconti e un romanzo che verrà poi censurato dalla PIDE. Sebbene non si riconosca in nessun movimento letterario, fa parte del gruppo di giovani intellettuali del Café Gelo, caratterizzati essenzialmente da un'attitudine di ribellione e di opposizione politica, letteraria e morale al regime dittatoriale. Per sfuggire alla censura e al governo di Salazar, nel 1960 si trasferisce a Londra, dove collabora con la BBC e ritorna a studiare all'Università, questa volta alla Facoltà di Letteratura e Storia. L'ambito umanistico risponde maggiormente alle sue aspirazioni, ottiene una borsa di studio e matura l'idea, fino ad allora lontana, di intraprendere la carriera universitaria. Si laurea con uno studio su Bernardim Ribeiro e ottiene il dottorato presso l'Università di Londra nel 1974, con la tesi Nós – uma leitura de Cesário Verde. Dopo la rivoluzione del 1974 ritorna in Portogallo e riveste per il governo di Maria de Lourdes Pintasilgo il ruolo di Secretário de Estado da Cultura (1979). L'autore stesso dirà di aver accettato tale incarico in quanto il governo di Maria de Pintasilgo fu molto speciale, rappresentò un momento di transizione nella storia portoghese, e, forse, l'ultimo momento positivo che il Portogallo conobbe. Riprende l'attività di romanziere e pubblica i libri Partes de África e Pedro e Paula, pubblicati rispettivamente in Portogallo nel 1991 e nel 1998. L'autore considera i due romanzi una riflessione sulla sua identità, dichiarando che in essi è chiara la voce autoriale e l'aspetto autobiografico. In Partes de África, memoria e immaginazione si intrecciano fra loro sino ad arrivare non a una meta, bensì a un coacervo di possibilità.
Portoghese, ma nato in Africa del Sud e cresciuto in Mozambico, Hélder Macedo si definisce un autore “decolonizzato”, e riesce, grazie all'ausilio della finzione letteraria, a raccontare sia i colonizzatori che i colonizzati. Pedro e Paula, romanzo impegnato dal punto di vista sociale e politico, ripercorre gli eventi storici portoghesi degli anni '60, caratterizzati da una totale assenza di libertà e dalla tragedia della guerra coloniale.
Nel 1982 torna a vivere in Inghilterra, fonda e dirige il dipartimento di Studi Portoghesi e Brasiliani presso il King's College di Londra, dove è attualmente Emeritus Professor of Portuguese.
Nel 2009 è uscito in Portogallo il suo ultimo romanzo, Natália, pubblicato dalla casa editrice Editorial Presença.

Hélder Macedo è co-organizzatore delle Folhas de Poesia, ha collaborato a varie pubblicazioni, come Graal, Hidra I o Colóquio/Letras. Nell'ambito della saggistica, si è distinto con studi di critica letteraria che presentano prospettive innovatrici sulla concezione del testo letterario come orizzonte mentale e culturale. Della sua bibliografia saggistica meritano speciale menzione gli studi Do Significado Oculto da "Menina e Moça" (prémio da Academia de Ciências de Lisboa) e Camões e a Viagem Iniciática, dove la chiave di lettura esoterica ha permesso un'interpretazione nuova ed originalissima di alcuni testi classici della letteratura portoghese. Hélder Macedo, occupa un posto privilegiato anche nell'ambito della poesia contemporanea portoghese, grazie allo studio di alcuni autori come Camões o Cesário Verde. Ha pubblicato Vícios e Virtudes (2000) e il libro Viagem de Inverno e Outros Poemas, una miscellanea di poesie, per la casa editrice Record, Brasile.

È morto Moacyr Scliar

 Dobbiamo purtroppo comunicarvi la notizia della scomparsa di un altro grande intellettuale: si tratta dello scrittore brasiliano Moacyr Scliar, nato a Porto Alegre nel 1937 da genitori russi emigrati in Brasile.

Moacyr Scliar, medico e scrittore, era considerato uno dei maggiori letterati brasiliani.

I suoi libri, divertenti e imprevedibili, sono stati tradotti in moltissime lingue. In Italia la casa editrice Voland ha pubblicato L’orecchio di Van Gogh (2000), vincitore del premio Casa de las Américas, Il centauro nel giardino (2002), incluso nella classifica dei cento romanzi più belli di tutti i tempi dal National Yiddish Booker Center of New York (The 100 Greatest Works of Modern Jewish Literature), La donna che scrisse la Bibbia (2004) e I leopardi di Kafka (2006). 

La giornalista Isabel Coutinho ha dato la notizia della morte dello scrittore in un articolo molto bello che potete leggere qui.


Mário Lúcio Sousa tra i più venduti in Portogallo

Il libro O novissimo testamento del capoverdiano Mário Lúcio Sousa è nella lista dei libri più venduti della 12ª edizione di Correntes d’Escritas. L’opera di Mário Lúcio Sousa si colloca, così, fra quelle degli altri grandi scrittori presenti alla manifestazione, come il cileno Luís Sepúlveda, il portoghese Pedro Tamen, il basco Khirmen Uribe e l’uruguaiano Mário Delgado, solo per citarne alcuni. Pubblicato in Portogallo nell’ottobre dello scorso anno,  O novissimo testamento ha vinto il premio Carlos de Oliveira 2009. A Capo Verde verrà presentato il 10 e l’11 di marzo.
Mário Lúcio Sousa, 45 anni, è uno scrittore e compositore capoverdiano. Rimasto orfano all’età di dodici anni, passato sotto la tutela dell’Estado-Maior do Exército, si trasferisce nella zona dell’antico Campo de Concentração di Tarrafal. A 15 anni riceve dallo Stato una borsa di studio che gli permette di studiare nella città di Praia, dove, grazie alla musica,  partecipa attivamente alla vita sociale e culturale. Nel 1984 ottiene un’altra borsa di studio, questa volta per studiare nell’Università dell’Avana. I sei anni trascorsi a Cuba cambiano profondamente la sua concezione del mondo e della letteratura: “Ho scoperto che esiste una ‘cultura altra’, uno spazio creolo, che nasce dalla mescolanza di Europa, Africa e America, e che trova un forte fondamento nel passato e nell’immaginazione, senza distinzione fra realtà e finzione”. Ritorna nel suo paese natale nel 1990, dove pubblica il suo primo libro di poesie, Nascimento de Um Mundo.
Attualmente riveste il titolo di ambasciatore culturale di Capo Verde, come Cesária Évora, Germano de Almeida e Vasco Martins.
Ringraziamo Capo Verde e non solo per averci segnalato la notizia e per averci dato l'opportunità di riflettere su questo importante  scrittore, ancora pressoché sconosciuto in Italia.